So che non posso scegliere come mi sento,
ma posso sempre scegliere di farci qualcosa

L’inizio di un’abitudine è come un filo invisibile, ma ogni volta che ripetiamo l’azione rinforziamo quel filo, vi aggiungiamo un altro filamento, finché esso non diventa una grossa fune che ci lega definitivamente, pensiero e azione.

martedì 1 dicembre 2009


" Ora come ora non me ne fregava niente. Di tutto non me ne fregava niente. "

Christiane F. inizia a fumare hascisc a dodici anni, a tredici passa all'eroina e solo a quindici anni, dopo innumerevoli e drammatiche esperienze, riesce a liberarsi della tossicodipendenza.
Due giornalisti tedeschi del settimanale " Stern ", Kai Hermann e Horst Rieck, hanno raccolto al magnetofono e trascritto il suo crudo diario.
Erano previste due ore per il colloquio: diventarono due mesi.
Un testo discusso da medici, insegnanti, operatori sociali, e che ha coinvolto profondamente anche il grande pubblico attraverso le immagini del film che ne è stato tratto.

' Chi si buca si buca. Ed ogni bucomane decide da solo. '

' Mi sentii completamente fregata. Mi venne una paura orrenda. Mi era improvvisamente chiaro come il sole che adesso ero completamente dipendente da questi imbecilli di medici. Che ne sapevo che diagnosi avrebbero fatto? Mi potevano appioppare una nevrosi grave, una schizofrenia o che so altro. Come reclusa di un manicomio non si ha più il minimo diritto. Pensai davvero che adesso sarei finita come 'Bambolina': non sarei più uscita dal reparto osservazione e sarei rimasta lì ad appassirmi nel mio camicione da nonna e con quelle mutande gigantesche.
La cosa più terribile era che io stessa improvvisamente non sapevo più quanto ero matta. Una nevrosi ce l'avevo comunque. Perchè già lo sapevo da tutti gli operatori dei consultori per la droga che la tossicodipendenza è una nevrosi, una coazione a ripetere. Pensai a tutto quello che avevo fatto. Tutte queste disintossicazioni, e poi subito a ricominciare, malgrado sapessi esattamente che con la droga una volta o l'altra mi ci sarei uccisa. Ma una possibilità di uscirne l'ebbi ancora... '

' Pensavo: un giorno te ne vai. Forse in realtà non volevo fuggire perchè avevo paura di quello che negli ultimi due anni avevo preso per libertà '.

' Una volta ho chiesto stupidamente perché tutto quello che facevamo non potevamo farlo anche senza stravolgerci. E quelli mi hanno detto che era proprio una domanda cretina. Come ci si potrebbe altrimenti liberare di tutta la merda che uno vive durante il giorno?
Tranne un tizio tutti gli altri erano enormemente frustrati nel lavoro. Questo tizio era iscritto al sindacato e faceva il fiduciario sindacale giovanile nella sua fabbrica. Lui trovava un senso in quello che faceva durante il giorno. In fabbrica si impegnava per gli altri giovani e questo gli dava una conferma. Era anche dell’idea che la società si può cambiare. Lui spesso non aveva bisogno neanche di uno spinello per stare bene e quindi beveva solo un paio di bicchieri di vino rosso.
Gli altri non trovavano proprio un senso in quello che facevano. Parlavano continuamente di voler mollare l’apprendistato. Solo che non sapevano dopo che avrebbero fatto. Tornavano dal lavoro pieni di frustrazione e aggressività. E quando stavano insieme e uno cominciava a parlare dell’incazzatura che aveva avuto col capo e cose del genere, c’era un altro che gli diceva: “ La vuoi piantare con tutto questo feeling dello sgobbo? “. Poi girava il chilom e a quel punto cominciava veramente la serata. '

' Pensavo che doveva esserci una via di mezzo. Nè doversi adeguare completamente a questa società di merda, nè farci completamente distruggere. '

Dalla prefazione al libro di Kai Hermann e Horst Rieck:
Pensiamo che la storia di Christiane dica molto di più sulla situazione di tantissimi giovani di quanto non possa farlo qualsiasi inchiesta, per quanto accuratamente condotta. Christiane F. ha voluto questo libro perché, come quasi tutti i ragazzi bucomani, pretende che sia rotto il vergognoso silenzio degli adulti sulla realtà della tossicodipendenza.
I sopravvissuti del suo gruppo e i genitori hanno aderito al progetto del libro e sono stati disponibili ad evidenziare, con le loro testimonianze e i loro nomi, il carattere documentaristico di questo lavoro.
Le testimonianze della madre di Christiane e di altri che hanno avuto contatti con lei ci auguriamo contribuiscano ad una visione della vicenda dai diversi punti di vista e ad un’analisi più completa del problema della tossicodipendenza.

' Forse ancora avevo la speranza che mia madre arrivasse alla stazione per cercarmi. Se mi avesse cercata sarebbe venuta al Bahnhof Zoo. Ma in realtà avevo la sensazione che adesso non mi cerc
ava più nessuno. E per un momento pensai che sarebbe stato bello se mia madre ancora mi aspettava. '

questa è christiane,è reale..
è veramnte così..
non si è sposata,il suo sposo è stato arrestato prima del matrimonio per detenzione di stupefacenti
ha un figlio per cui lotta ancora contro l'eroina.
L'eroina è la droga peggiore,da dipendenza dalla prima volta.Una forte dipendenza.


Christiane è quando tutto va alla cazzo e la vita ti passa davanti come un film,tu non ci potresti fare nulla quindi tanto vale non provarci nemmeno.
Christiane è quando mangi mangi mangi e non pensi.
Christiane è quando ne vuoi ancora.
Christiane è quando provi a uscirci da sempre.
Christiane è quando non sai esattamente cosa vuol dire,gioia,amore,tristezza solitudine...quando tutto non è ancora ben definito.

Chi è christiane?
"Io sono Christiane"
"anch'io sono christiane"
"Sono christiane"
"Sono pure io christiane"

tutte noi siamo state christiane o lo siamo in questo momento..

p.s.Conosco questo mondo e credetemi DCA e dipendenza da droga sono la stessa sofferenza.
Sono crisi di astinenza..
Sono rabbia,nervosismo..
Sono nascondersi..
Droga e anoressia sono grandi amiche...Io ho fatto anche il trio...ma nn per dimagrire;
ancora oggi sono una proud gangiasmocker(ma quella non è esattamente droga,almeno non più del tabacco e dell'alcol)

4 commenti:

  1. Sono rimasta molto impressionata da questo post, penso che tu abbia ragione, i DCA sono una vera e propria dipendenza, ho letto il libro "I ragazzi dello zoo di Berlino" e ho visto il film, la sofferenza di Christiane, le sue speranze, la sua lotta, le sue cadute colpiscono molto....
    Provo un agran rabbia verso il mondo, verso tutti e la forza che mi spinge ad abbuffarmi è incontrollabile, c'è solo lui:il cibo... Devi raggiungerlo a qualunque costo... Poi cerchi di uscirne, di rialzarti e cadi di nuovo...L'eroina ti dà dipendenza fisica, si imparano tante cose da lei, se c'è riuscita Christiane, possiamo farcela anche noi... Un bacio

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  2. Nonostante abbia letto il libro diversi anni fa, queste parole le sento sempre cm vive..è una lama dentro. Corrode, taglia.
    Lei è l'esempio. dopo anni di dolore, lei vive.
    Vive senza la sua droga.
    Noi possiamo vivere snz la nostra.ù
    Ti abbracciO forte!

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  3. Cosa sei???????????
    Scusa, io sono un po' antica su certe cose!!!
    Credo che il paragone dei Dca con la tossicodipendenza non sarebbe potuto essere piu' azzeccato.
    Il significato e' lo stesso, si scappa dalla vita, da se' stessi, per un disagio interiore profondo che non si riesce a contrastare.
    Entrambi vengono usati come anestetici per sedare il dolore.
    Le ricadute sono frequenti perche' i residui restano intrappolati nei tessuti del corpo per anni, e questo nonostante programmi di disintossicazione per risolvere meccanismi fisici e mentali e ricondurre alla ripresa del controllo sulla propria vita.
    Sara' per le troppe similitudini che mi sono sempre rifiutata di leggere la storia di Christiane!

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  4. davvero bello il tuo blog ,
    si hai ragione sono come la stessa cosa
    grazie del commento sul mio cara un bacione

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